Lacrime, sangue e delusione. Lo spauracchio della retrocessione e un futuro (prossimo) tutto da scrivere. E’ una Pasqua funesta quella dell’Avellino, in crisi di risultati e ai margini della classifica. Una classifica lontana anni luce dai proclami di inizio stagione che vede i Lupi invischiati nel pantano della zona salvezza, ad un solo punto dalla zona calda. Se Atene piange, Sparta non ride. Sì, perché a tenere banco non sono i risultati sportivi (pessimi) della squadra ma il passaggio di proprietà della società, in stallo da oltre due mesi dopo un estenuante, quanto scontato, tira e molla. Da un lato Taccone, annaspante Patron biancoverde perennemente oberato dalle scadenze; dall’altro i fratelli Gravina, affaristi Romani proprietari di un istituto di vigilanza privata (Italpol), allettati dall’affaire stadio e desiderosi di acquistare la maggioranza del pacchetto societario irpino.

TIRA E MOLLA - Come dichiarato dal presidentissimo ad AvellinoTv, le parti, dopo la firma del compromesso, si sarebbero dovute incontrare nei giorni scorsi per scandagliare i conti della società, vero pomo della discordia della trattativa. I dubbi riguardano i debiti fuori bilancio, con Taccone - così come capitato in occasione della trattativa con Gubitosa  - riluttante a fornire qualsiasi tipo di garanzia (al limite una scrittura privata valida un solo anno solare). I Gravina, dal canto loro, preferirebbero rilevare la società a salvezza acquisita al fine di evitare di far fronte ad un campionato di C, ritenuto troppo dispendioso e poco remunerativo.

IL RIPENSAMENTO DEL TACCO – Ma c’è un aspetto non secondario da tenere in considerazione: Taccone, come ogni “cumenda” che si rispetti è personaggio orgoglioso. Superbo. Altero. E non ha mai accettato di buon grado di cedere lo scettro e abbandonare la sua creatura per cause di forza maggiore. Solo l’impellenza di pagare gli stipendi (eludendo l’onta della penalizzazione) lo aveva costretto a trattare la cessione dell’80% delle quote ai Gravina. Ottenuto lo sponsor da ItalPol, utile ad ottemperare la scadenza di Marzo, il presidente irpino, libero da impegni finanziari fino al prossimo 16 Giugno (dovrà pagare tre mensilità di stipendi) starebbe valutando, a sorpresa, l’idea di restare in sella da solo anche la prossima stagione. Un’opzione possibile anche in considerazione dei capitali in arrivo a stretto giro di posta.

TSUNAMI DI QUATTRINI - L’elenco è lungo, ma merita di essere analizzato a fondo: De Sarlo - l’imprenditore di Battipaglia di cui parlammo ad Agosto - ha già versato 100.000 Euro per una sponsorizzazione (non presente sui tabelloni); dal 15 Aprile in poi, inoltre, sarà perfezionata la partnership con un vecchio socio per una nuova sponsorizzazione sul pantaloncino (top secret gli importi); a Giugno, la Lega, confluirà nelle casse della società l’ultimo rateo ammontante a circa 1 Milione di Euro. La Sidigas, sempre a Giugno, anticiperà di un mese la corresponsione della sponsorizzazione della stagione 2018/2019 garantendo ulteriori 600.000 Euro; il Genoa, negli stessi giorni, elargirà 600.000 Euro per la cessione di Omeonga (l’altra rata dello stesso importo sarà pagata a dicembre).

Per di più, al termine del campionato, il Chelsea, in ossequio alle regole Fifa sull’indennità di formazione, dovrà garantire all’Avellino circa 500.000 Euro per l’acquisto di Zappacosta. Una pioggia di soldi (3 milioni scarsi) che potrebbe consentire al Tacco di iscrivere la squadra al prossimo campionato e vivacchiare qualche altro mese in attesa di un nuovo coniglio dal cilindro. Un’eventualità impensabile sino a pochi giorni fa. Non ad Avellino, dove senso e nonsenso si alternano come luna e sole senza colpo ferire. "Di doman non v’è certezza". L’unica certezza, adesso, sembra essere proprio questa…

di Maurizio de Ruggiero

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