Che gli autocrati del calcio fossero insensibili alle istanze dei tifosi, era cosa arcinota. Che gli interessi economici prevalessero sul buonsenso, pure. Allora non c’è da stupirsi se, nel bel mezzo della tormenta siberiana che sta paralizzando mezza Europa - il “Burian” -, nessuno abbia pensato di rinviare la 28^ giornata di Serie B (solo quattro le partite slittate) e le semifinali di ritorno di Coppa Italia (giocate a Roma e Torino).

Una scelta intrisa di strafottenza. Menefreghismo. Arroganza. In barba alla salute dei calciatori, messa a dura prova dall’impraticabilità dei campi. In spregio all’incolumità dei tifosi, costretti a viaggiare a notte fonda su autostrade gelate e ad assistere all’addiaccio (fino a -6 le temperature registrate) le gare. Una scelta (dissennata) che ha portato al rinvio forzato di Pescara-Carpi; Bari-Spezia; Perugia-Brescia e Cesena-Pro Vercelli. Senza contare Juventus-Atalanta di campionato, procrastinata ad una manciata di minuti dal fischio di inizio.

Eppure in tempo di VAR e previsioni Meteo millimetrate è piuttosto singolare assistere a slittamenti di partite o posticipazioni a data da destinarsi (con condizioni tecniche totalmente stravolte). Strano, ma vero. Soprattutto in Italia, terra dell’illogico e patria dell’incongruenza. A questo punto è lecito porsi una domanda: se si è consci della certa sopravvenienza di precipitazioni nevose e temperature polari perché si accetta scientemente il rischio di disputare i match in condizioni atmosferiche proibitive (peraltro in notturna)?

IPOCRISIA CANAGLIA - Il punto è un altro e merita almeno lo spazio di una riflessione: le menti traviate che, per mezzo d’interviste farneticanti, invitano ripetutamente le famiglie a gremire le tribune degli stadi sono le stesse che hanno imposto di giocare le partite in notturna, nel bel mezzo della settimana e nel pieno della tormenta. Allora perché un padre di famiglia dovrebbe portare moglie e figli allo stadio sfidando il “Burian”? Perché un Ultras trasfertista dovrebbe sobbarcarsi migliaia di Km in un giorno lavorativo?

Quesiti retorici che resteranno inascoltati. Annosi interrogativi figli di un andazzo intollerabile. Se (così com’è nella realtà) si preferisce che il tifoso segua le partite da casa, comodamente stravaccato sul divano, lo si dica senza remore. Se si antepongono gli introiti delle Tv satellitari alla passione e alla fruizione, lo si ammetta candidamente. La gente capirà. Ascolterà. E prenderà appunti. Con l’auspicio che in futuro, il buonsenso, possa di nuovo trionfare sull’ipocrisia…

                        

di Maurizio de Ruggiero

 

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