Taccone-Novellino. Novellino-Taccone. Un matrimonio combinato, addensato dal

 

reciproco interesse. Una convivenza imposta da una vicendevole utilità. Da una parte, la necessità di raddrizzare le sorti di un campionato maledetto; dall’altra, la ghiotta opportunità di tornare in sella a 64 anni suonati. Non si sono mai amati presidente ed allenatore. Eppure, il Patron, all’indomani di una salvezza ottenuta all’ultimo respiro, aveva confermato a furor di popolo il mister garantendo un lauto contratto biennale da 250.000 Euro a stagione.

Un rapporto di mera facciata quello tra Novellino e Taccone ma imperniato, all’apparenza, sul reciproco rispetto dei ruoli. Almeno fino all’intervista di due giorni fa all’emittente digitale Sport Channel 214. Il numero uno irpino, scuro in volto, ha manifestato il proprio disappunto per la sconfitta invocando l’inserimento, tra i titolari, di una boa alla Mokulu (ceduto inspiegabilmente) e di un regista in grado di innescare le fasce (Moretti).

Sotto accusa anche l’utilizzo del modulo ad una punta che ha inevitabilmente risucchiato Ardemagni nella gabbia ordita da Tesser; condottiero di una truppa tutt’altro che irresistibile, infarcita, per giunta, da diversi ex avellinesi. Non sono mancate critiche alla prevedibilità delle trame di gioco ed alla sterilità della manovra; infatti i Lupi, contro la Cremonese, hanno centrato lo specchio solo una volta in tutto il match.

Un intervento deciso quello del presidente, che ha censurato senza mezzi termini l’operato del mister. A questo punto è lecito chiedersi il senso della conferma di Novellino. Che fosse testardo e legato ad un calcio vetusto era cosa nota. Che fosse poco propenso a schierare i giovani pure. Per non parlare della riluttanza ad accettare le ingerenze di chicchessia nella gestione della squadra. Allora per quale ragione la stessa persona che ha garantito un simile contratto all’allenatore rilascia interviste del genere? Perché le truppe cammellate Tacconiane, da mesi, criticano strumentalmente l’operato dell'allenatore? “Mistero” della fede.

La tifoseria, intanto, è spaccata. Sobillata, da un lato, da capipopolo pronti ad esaltare oltremodo i meriti dell’allenatore e dall’altro da giannizzeri filosocietari inclini ad innescare il fuoco della polemica, in ossequio alla vecchia dicotomia guelfi-ghibellini in salsa avellinese. Un clima controproducente, soprattutto in vista della gara casalinga contro il Foggia di Stroppa. Che sia la partita della riconciliazione? Lo scopriremo solo ascoltando…la solita, farneticante, intervista.

 

di Maurizio de Ruggiero 

 

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Foto: anteprima 24

  

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