Riceviamo e pubblichiamo: 

 Appuntamento al parcheggio del palasport dell'Eur: ore 9.30 si parte per Avellino, direzione stadio Partenio-Lombardi. Oggi sotto con il Benevento, bisogna fare punti e l'Avellino va sostenuto più che mai. Viaggio in compagnia dei soliti amici, sosta dai parenti, fugace pranzo e via verso lo stadio, con largo anticipo. Ma ancora una volta ecco l'ennesima delusione da parte di questa società, a dir poco approssimativa e superficiale. 248 km per scendere ed altri 248 per tornare a Roma. Cornuti e mazziati, arriviamo all'ingresso della Tribuna Terminio, mostriamo il nostro abbonamento e, fermati dalle forze dell'ordine, con enorme gentilezza, constatiamo che il nostro striscione non è più autorizzato all'ingresso ed alla successiva esposizione. Dopo essere stato autorizzato ed esposto, però, fino al mese scorso! Ancora una volta subiamo impotenti lil pressappochismo della società e l'indolenza dei burocrati preposti, nonostante l'ottemperanza a tutta la prassi del fax (siamo nel 2017) unita a telefonate varie ed invio e reinvio di documentazione, compreso quello dei nostri documenti personali. Un episodio increscioso ed irrispettoso della nostra sana passione! Come se non bastasse scopriamo che, nonostante avessimo esposto lo stendardo fino alle scorse gare interne, alla Questura non è più stato fornito il nominativo e la successiva autorizzazione burocratica per la sua esposizione! Una coincidenza? Noi crediamo si tratti più propriamente di "una barzelletta", come confermato anche dalle forze dell'ordine che ci hanno gentilmente vietato l'ingresso al settore. Ora pretendiamo una motivazione, una spiegazione da parte della società e della sua dirigenza. Una giustificazione da parte di chi sosteniamo con abbonamenti a scatola chiusa, pur sapendo di riuscire ad assistere forse solo alla metà delle gare casalinghe! Nonostante gli attuali risultati non esaltanti, nonostante le difficoltà lavorative, noi ancora ci imbattiamo in viaggi verso il Partenio, con i nostri figli per inculcargli la passione per la casacca verde. Figli neanche nati nella nostra amata terra. E in costante compagnia con il nostro Fernando (neanche Irpino) ma colombiano, ma innamorato pazzo del lupo e dei suoi colori. Il problema non è poter esporre o no lo striscione, quello è soltanto un nostro modo inoffensivo per sostenere coreograficamente i ragazzi in campo, ed avere la soddisfazione di dimostrare che anche da Roma continuiamo ad incitare la squadra della nostra città. Non sappiamo se sia solo incompetenza o addirittura malafede, ma una cosa è certa, così non si va da nessuna parte! Anzi si: verso il nostro allontanamento dallo stadio e dalla nostra passione!

 

di Francesco Marzullo, gruppo "Gladiatori de Roma"

 

"Il calcio del bel paese è sempre più lontano dalle esigenze dei supporters, fagocitati da una spirale formalista tanto bizzarra quanto ineluttabile. Il tifoso, combattuto dall’atavico dualismo buonsenso-passione pallonara è costretto a scegliere tra il tepore della poltrona di casa e le annose lungaggini all’italiana. Con la logica conseguenza di preferire la comodità del televisore al brivido dei gradoni.

A nostro avviso le curve dovrebbero assumere di nuovo la dimensione di spazi sociali, contenitori coagulanti dove le persone alimentano una fede, diventano comunità, rappresentano i colori. In questi luoghi si crea identità̀, si solennizzano i trionfi e si pian­gono le sconfitte. In questi luo­ghi entra in scena il calcio. Se il proibizionismo ha spesso portato ad effetti collaterali devastanti, l’idiozia dei burocrati italiani ha portato al triste fenomeno della desertificazione degli stadi. L’unico attentato da sventare, al momento, sarebbe proprio questo". 

Continua a leggere L'ARTICOLO di uncalcionelsedere.it sulla repressione negli stadi.

Leggi anche: Megafoni e tamburi bannati dagli stadi: l’ennesima cazzata targata calcio moderno

 

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