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Quella del tifo Ellenico è una storia macchiata di sangue e connotata da numerosi

episodi di violenza. Il movimento Ultras nasce in Grecia negli anni ’70, quando sorgono spontaneamente dei gruppi giovanili paragonabili ai Sides Olandesi: i tifosi, quasi tutti under 20, si raggruppano nei settori più economici degli stadi; maestosi impianti sportivi, contornati dall’immancabile pista di atletica e contrassegnati dal numero del cancello d’entrata. Ecco, dunque, che i sostenitori dell’Olympiakos, sono soprannominati Gate 7, mentre gli Ateniesi di Panathinaikos e Aek  rispettivamente Gate 13 e Gate 21. Con l’inizio degli anni ’80, questi gruppi egemonizzano le curve e gli scontri diventano più frequenti, coinvolgendo un numero di persone sempre crescente. Lo stadio dell’Aek subisce danni ingenti al termine del derby con l’Olympiakos e nel quartiere di Nea Filadelfia decine di negozi vengono arsi dal fuoco delle molotov.

Neppure due mesi dopo, gli agenti devono fronteggiare una folla inferocita a Salonicco, dove oltre 10.000 persone assediano l’arbitro negli spogliatoi al termine di Paok- Panathinaikos. Il bilancio è nefasto con 35 contusi (qualcuno in prognosi riservata). Al fine di arginare la spirale di violenza galoppante, il governo decide di far presidiare gli stadi dal MAT, il reparto antisommossa della polizia. Nonostante le misure approntate, nel febbraio ’81, lo stadio Karaiskaki è teatro della più grande tragedia del football greco: 21 persone muoiono schiacciate dal fuggi fuggi della calca, a causa del colpevole ritardo dell’apertura dei varchi d’uscita da parte dei gestori della struttura. L’episodio in sé, non può definirsi un atto di teppismo, ma attira l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi legati al comportamento degli ultras.

Da questo momento, ogni quotidiano internazionale, inizia a dedicare ampio spazio alle vicende dei Gates, quasi esclusivamente legate ad avvenimenti degni della cronaca nera, aumentandone ulteriormente la celebrità. I tafferugli divengono tanto esasperati che ogni occasione è buona per scontrarsi con gli avversari: nel febbraio ’84, cogliendo di sorpresa la polizia, alcune centinaia di Gate 7, si recano a Larissa, mescolandosi ai tifosi del Panathinaikos e provocando gravi disordini. E’ in questo periodo che i gruppi assumono nuovi nomi di battaglia. Nascono il "Green Cockney  Club" del Panathinaikos, gli "Orginal 21" dell’ Aek e i "Piranhas" del Paok; ma nell’insieme è tutto il movimento Ultras a mostrarsi fortemente influenzato dal modello inglese. Nel movimento ultras Greco, il modello britannico del Boot-Boy perde quasi completamente ogni riferimento formale: bande di hooligan in cui convivono teste rasate e capigliature lunghissime, fortemente politicizzate rendono lo scenario particolarmente cruento.

Le immagini di cariche spaventose di Ultras dai capelli lunghi e a torso sempre nudo (anche d’inverno), di guerriglia urbana contro la polizia, la nemica numero 1, sono all’ordine del giorno. Uno dei motivi principali di scontro tra fazioni riguarda le diverse tendenze politiche tra le tifoserie, soprattutto tra Punk di tendenze anarchiche e Skinhead di estrema destra. Tra gli Hooligan neri, i più attivi sono soprattutto quelli del Panathinaikos, i famigerati "Green Cockney ", che fondano la Nopo, l’unione nazista degli Ultras Ateniesi, un gruppuscolo che si mette in luce con diverse aggressioni ai tifosi dei due club di Salonicco, il Paok e l’Aris. Tra le tifoserie a forte presenza Bonehead, schierate sulle posizioni d’estrema destra dell’organizzazione Enek e in stretti rapporti con il British moviment, vi sono inoltre i Piranhas del Paok Salonicco e i Gates 7 dell’altra squadra ateniese, l’Olympiakos. Con la seconda metà degli anni ’80, la rivalità tra Atene e Salonicco (le due città più popolose del paese) si fa sempre più esasperata, al punto da spingere spesso i Gates contro il comune nemico. 

Fra il settembre e il dicembre ’86 si registrano infatti una serie di scontri tra le tifoserie delle due città: il match Ethnikos-Paok viene sospeso per oltre venti minuti a causa delle intemperanze dei tifosi dell’Olympiakos, decisi a entrare in contatto con i locali Piranhas. Una successiva visita del Paok ad Atene si risolve con una battaglia lunga una notte, dove un Gate dell’Aek viene pugnalato a morte da quelli dell’Olympiakos, che lo scambiano per un tifoso di Salonicco. Nelle settimane successive viene emanato il divieto di portare allo stadio qualsiasi oggetto che potesse rivelarsi pericoloso: torce, fumogeni, bandiere, tamburi e trombe scompaiono dalle gradinate, accentuando ancor più il sistema di tifo all’inglese. Il campionato ’87-’88 prosegue sulla falsa riga di quelli precedenti. In gennaio la partita Iraklis Salonicco-Olympiakos viene turbata da una gigantesca rissa fra 500 Ateniesi e un migliaio di fans del Paok.

La federazione calcio greca decide di far disputare alcuni incontri ad alto rischio a Larissa. La decisione si rivela oltremodo infelice, perché la città della Tessaglia, a metà strada fra Salonicco e Atene, è facilmente raggiungibile sia dal nord che dal sud del paese. E infatti Paok-Aek si conclude con gravi incidenti all’esterno dello stadio e, neanche un mese dopo, Olympiakos-Iraklis segue lo stesso copione orripilante. Se il mese di Gennaio è nero, Febbraio è anche peggiore: durante il match Panionios- Olympiakos si contano decine di feriti in scontri con la polizia, e anche l’incontro fra Panachaiki e Aek si risolve in una rissa gigantesca, con le ringhiere che vengono addirittura divelte dalla folla furente; un supporter dell’ Olympiakos viene attinto da una coltellata alla gola sferratagli da un rivale dell’Aek sotto la metropolitana. Infine, un treno carico di tifosi dell’ Olympiakos e diretto a Serres viene distrutto dopo una fitta sassaiola.

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