Dal triplice fischio di Trapani-Avellino, non si parla d’altro che dell’esonero di Tesser. E non potrebbe essere altrimenti: Il trainer di Montebelluna, nonostante le numerose assenze, ha approntato l’ennesima formazione votata all’attacco collocando diverse pedine fuori ruolo.

 

 

Dopo un’attenta analisi dello starting eleven risultano incomprensibili le scelte operate dal mister. Dalla difesa all’attacco le domande sorgono spontanee e sono dettate dalla logica: perché schierare un terzino destro come Petricciuolo (lo scorso anno in Lega pro, inesperto e mai in campo) sul versante opposto, lasciando in panchina un sinistro naturale come Giron? Perchè dirottare lo spaesato Nitriansky sulla corsia mancina? Perché riproporre Zito dal primo minuto? Perché incaponirsi con il tridente, quando mancano tutti i difensori centrali di ruolo? Tanti quesiti, nessuna risposta.

Con un'organico superiore, probabilmente, i biancoverdi stenterebbero a decollare comunque. Anche perché le decisioni del tecnico appaiono astruse ed il illogiche, del tutto scisse dalla realtà del campo. Una realtà che i tifosi faticano a digerire, dopo i proclami entusiastici da parte della dirigenza, che aveva manifestato esplicitamente propositi di promozione diretta in serie A. Peccato che l’Avellino dello scorso anno sia stato smembrato dalle fondamenta e al posto dei capisaldi Ely, Bittante, Piscane, Konè e Schiavon, come segnalammo in quest’altro articolo (clicca qui), sono arrivati in Irpinia elementi inesperti o mediocri.

ESONERO- Allo stato, l’ipotesi esonero, non sembra così scontata: in caso di licenziamento, al tecnico spetterebbe la corresponsione degli emolumenti sino al termine della stagione (eventualità sgradita ai Taccone). E se una volta sostituito l'allenatore la squadra non dovesse brillare, si certificherebbe il fallimento di una campagna acquisti imperniata sulla parsimonia. L’impressione è che il dilemma sarà dipanato subito dopo la partita interna di martedì contro la Pro Vercelli. Una vittoria roboante stravolgerebbe di certo lo scenario.

L’Avellino non è la Longobarda e i film comici si discostano dalla realtà, ma parabola di Tesser si avvicina sempre di più a quella di Oronzo Canà: peccato, però, che a ridere siano solo gli avversari.

 

di Maurizio de Ruggiero

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