Due punti persi, tre sviste arbitrali e la bile da smaltire. L’Avellino, al Picchi, racimola un solo punto, al termine di un match condizionato ineluttabilmente dal direttore di gara. Dopo Salerno, Cagliari e Novara, l’ennesimo clamoroso abbaglio, ritarda ancora una volta il cammino dei biancoverdi. Un cammino costellato da scompensi tattici, carenze d’organico, gare falsate e tanta, tanta sfortuna.

LA GARA - I Lupi, partiti a spron battuto, sbloccano il match al 22’ con un piattone destro di Trotta, alla terza rete in campionato, imbeccato al bacio da Tavano. Dopo dieci giri di lancette, ecco la prima clamorosa gaffe del guardialinee, che ravvede un fuorigioco inesistente, vanificando l’involata di Tavano lanciato a rete e solo davanti al portiere. Una cantonata (l’ennesima in questo scorcio di torneo) che ha condizionato il prosieguo della sfida, imbullonata sullo 0-,1 sino al pareggio dei labronici. Le immagini di Sky hanno suffragato i sospetti dei tifosi: è errata la posizione dell’assistente, oltremodo arretrato rispetto all’ultimo uomo che teneva in gioco il numero 7 dei lupi.

 

Il tocco di petto di Biraschi in area. Per l'arbitro è rigore.

La prima frazione si chiude sull’0-1 con gli amaranto, falcidiati dagli infortuni, rintuzzati dall’inedita linea a tre composta da D’Angelo, Arini e Jidayi. Al 53', su cross di Pasquato, Biraschi la sfiora di petto ma non la tocca con il braccio; nessuna remora per il direttore di gara: rigore ed ammonizione per il numero 5 biancoverde, già gravato da un giallo rimediato nella prima frazione. Ininfluenti le proteste dei calciatori irpini (nell’occasione viene ammonito anche Frattali). E’ l’episiodio che trancia di netto la partita e rimette in carreggiata gli amaranto, abulici e senza idee. L’Avellino è stordito, il Livorno rinato. Al 77' si torna in parità numerica, Moscati insulta l’assistente dell'arbitro Minelli e viene giustamente espulso. La partita si chiude sul risultato di 1-1, senza particolari occasioni dopo un maxi recupero di sei minuti.

Buon punto per il Livorno, reduce dallo stop di Cesena ma lanciatissimo nella bagarre play off. L’11 di mister Panucci non sembra tagliato per un ruolo da protagonista assoluto, ma le premesse per un buon piazzamento ci sono tutte. 

Primo squillo esterno per i Lupi, ancora impelagati nei bassifondi della graduatoria. I biancoverdi, chiamati ad invertire la rotta già venerdì sera contro il Brescia, hanno dimostrato audacia ed abnegazione al cospetto di un avversario blasonato, ben saldo sullo scranno delle pretendenti alla promozione. Almeno ai nastri di partenza. La classifica, adesso, è da brividi e la piazza freme per un pronto riscatto tra le mura amiche: è lì che gli irpini patiscono maggiormente le incursioni avversarie. Tesser deve lavorare sulle alchimie della retroguardia, orfana di Biraschi, che sarà appiedato per un turno dal giudice sportivo e, complice l’infortunio di Insigne, ridisegnare le trame offensive. Alla società, invece, spetta il compito di alzare la voce nelle sedi competenti: dal carniere dei lupi mancano almeno quattro punti, un bottino immenso dilazionato su sole 7 giornate di campionato. Il sodalizio di piazza libertà sta redigendo un dossier che Taccone consegnerà personalmente ad Abodi nel corso della settimana.

Il verdetto si avvicina: trionfare è un obbligo, arrendersi è un divieto. Ora più che mai.

 

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