Godere della sfortuna altrui tripudiando per le gesta dell’avversaria di turno. In barba alla 

 

sportività. Sfidando le leggi della coerenza. Sembra essere questa l’ultima frontiera dell’anti Juventino incallito, tifoso apolide di una squadra senza identità. Che sia Barça, Real o Bayern, poco importa. Conta gufare, sperare negli insuccessi degli altri per ammantare una vita vissuta all’insegna dell’insoddisfazione.

Unisce tutti la vecchia signora. Un abbraccio polimorfo immune alla logica delle rivalità: Milanisti, Napoletani, RomanistiInteristi. Dalle Alpi alle piramidi, dal cratere del Vesuvio alla nebbia lombarda. Una vera funzione sociale, sociologica, psicoterapeutica. Taumaturgica. Un ammortizzatore virale sfogatoio di delusione e rabbia repressa.

Avallato anche dall’inconsistenza delle compagini italiane, sparring partner non proprio irresistibili rispetto alle armate europee. Basti pensare che la Roma, seconda in campionato sia stata eliminata dal Porto ai preliminari, per poi uscire di scena contro il modesto Lione agli ottavi di Europa League. Per non parlare del Napoli, eliminato dai “Blancos” in una doppia sconfitta senza appello.

 

LA FINALE - Il risveglio post Cardiff lascia spazio all’ossessiva ricerca delle cause della sconfitta. Una sconfitta maturata ben prima del doppio schiaffo targato Ronaldo-Casemiro. I calciatori bianconeri dopo una buona prima frazione, nella ripresa sono letteralmente scomparsi dal campo, fagocitati dai dirimpettai galattici, fisicamente più in palla e rilassati manco fosse una partita di briscola.

Eppure la Juve aveva affrontato con il giusto piglio la gara, con un pressing matto e disperatissimo, sfiorando più volte la rete del vantaggio nei primi minuti. Il Real, però, guidato dal genio di Cr7 ha vanificato ogni velleità Juventina sovrastando gli avversari con una naturalezza disarmante. E nulla ha potuto Allegri, letteralmente basito al cospetto della supremazia atletica dei campioni di tutto.

Inutile girare il coltello nella piaga. Inutile scrivere ovvietà. Nessuno parli di maledizione Champions League o di sortilegi di “Bela Guttiana” memoria: la sfida del Millennium Stadium ha evidenziato l’enorme divario tecnico tra le due formazioni. Basta guardare il tabellino e confrontare le sostituzioni operate dagli allenatori: Bale, Morata ed Asensio vs Cuadrado, Marchisio e Lemina. La risposta è tutta qui e fin quando i valori saranno questi sarà difficile sognare un finale diverso.

Il doppio confronto col Barça aveva illuso. Quello col Real ha disilluso. Ma c’è una componente leggendaria, difficilmente mutuabile per i madrileni: riuscire a far godere tutti, gufi e tifosi. Insieme. La Juventus formato 2016/2017 l’ha fatto ancora. Il vero record, al momento, è proprio questo.

 

di Maurizio de Ruggiero

 

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