Può sembrare il gioco delle tre carte: agiscono, compaiono, spariscono, eppure

sono sempre lì. Fiancheggiati dall’omertà. Protetti dal sistema. Non temono la giustizia, né la legalità: sono i parcheggiatori abusivi del pallone; i gestori dello slargo dove tutti transitano, ma nessuno vede un cazzo. Con la pioggia o sotto il sole li trovi lì, prima di ogni gara interna, a guardia del piazzale del Partenio.

NA COSA A PIACERE DOTTO’– Sono quattro, cinque, anche sei ragazzi che non hanno un domani e nemmeno lo sanno. “Na cosa a piacere” (piacere di chi?) e via, tutti a vedere l’Avellino. I tifosi, pur di posteggiare nei pressi della struttura sportiva, sono costretti a pagare l’obolo per evitare seccature. Scaduta la convenzione con la vecchia cooperativa del Comune (ad inizio autunno scorso) è pressappoco così che va avanti la gestione del parcheggio dell’impianto di via Zoccolari. Una gestione arbitraria, ordita dalla complicità delle istituzioni e disciplinata dall’anarchia.

Avellino è città di clientelismo. Città d’incoerenza. Di irregolarità formalizzate dove tutto è vietato e concesso al tempo stesso. Dove lassismo e proibizionismo camminano mano nella mano, imboccando la strada del paradosso. E’ la negazione dell’affermazione, il controsenso dell’incongruenza. Dell’illegalità che produce illegalità

E mentre a 70 metri dallo Stadio (nei pressi della Curva Nord del Palazzetto dello Sport) avviene il bello ed il cattivo tempo, i supporters che hanno appena pagato il posteggio vengono perquisiti dagli stessi agenti che fingono di non sapere e vedere nulla. Come se la legge vivesse solo in quell’enclave di cemento e passione. Una doppia giurisdizione degna della Berlino del secolo scorso…

 

 

DOPPIOPESISMO – Sarà bizzarro. Insensato. Iniquo. Ma è tutto tremendamente avellinese: lo Stadio  è blindato. Pattugliato da decine di uomini di polizia e carabinieri, munito di oltre 60 telecamere di sorveglianza, tornelli ai varchi e prefiltraggi. Un fortino inespugnabile comparabile ad “Area 51”, in Nevada. Peccato che a pochi metri dall’impianto sportivo, ad un tiro di schioppo dalle forze dell’ordine, impegnate a perquisire tifosi, infiammi l’inferno. Un inferno alimentato da benaltrismo e cecità.

Anche perché, al fine di massimizzare gli incassi (50 centesimi il prezzo medio dell’obolo per un totale di 2000 vetture) gli abusivi "autorizzano" la sosta di quante più auto possibili, in barba alle elementari norme di sicurezza. Al termine delle partite non c’è vigile urbano o addetto che regoli il flusso veicolare; al punto che spesso, le vetture, parcheggiate alla rinfusa, ostruiscono il transito alle vie d’uscita. Tanto è vero che al termine dei match il deflusso si trasforma in un ginepraio inestricabile. Con buona pace della fruibilità delle arterie attigue...

Inutile ribadirlo: la gestione del parcheggio del Partenio-Lombardi è l’emblema di una città angustiata da un provincialismo endemico. Una città dove giustizia e giustezza saranno sempre due rette parallele. Le tessere del tifoso, i biglietti nominativi, le limitazioni della capienza rappresentano l’iconografia di orpelli grotteschi.

Meglio, allora, essere realisti e prendere atto del dramma, nella speranza che il vento possa cambiare. Perché “il Piazzale degli Irpini” è l’ennesimo quadro della galleria degli orrori. E la firma non è di certo ascrivibile ai cittadini

 

di Maurizio de Ruggiero 

 

 

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